(Annuario della Scuola Secondaria Superiore,
n. XXI, Anno scolastico 1993-94)
La
decisione di abolire gli esami di seconda sessione nelle scuole secondarie di
secondo grado e di attivare corsi ‘compensativi’, presa in un momento in
cui si sta sviluppando la cultura dell’autonomia, può costituire
un’occasione per mettere alla prova la volontà e le capacità innovatrici
delle scuole, cioè i presupposti della stessa autonomia.
Per tutti gli operatori
del settore, lo stimolo a mettersi in gioco è forte. Si è di fronte a un
problema concreto, che presenta un ventaglio di soluzioni. Ogni scuola è
chiamata a scegliere quella che, in base alle sue specifiche condizioni,
ritiene essere la più funzionale al miglioramento del servizio. Gli esperti di
pedagogia certamente non mancheranno di far rilevare l’opportunità di ripensare,
nell’occasione, anche il modo di lavorare ordinario.
Qui ci si limita a
qualche considerazione di ordine organizzativo generale ed a prendere in esame
una ipotesi incentrata sulla ristrutturazione del calendario
scolastico.
Recupero a
scuola
Dietro gli esami di
settembre c’era, di fatto, una rinuncia implicita da parte della scuola ad
assolvere compiutamente il servizio demandatole. Di fatto la scuola affidava ad
una non precisata agenzia esterna il recupero scolastico di molti suoi studenti,
limitandosi poi a verificare, appunto con gli esami di settembre (quasi un
accertamento burocratico), se tale recupero si fosse verificato o no.
Ora la scuola è
costretta a farsi carico direttamente del recupero, gestendolo essa stessa al
suo interno. E’ un fatto nuovo, che esige un impegno aggiuntivo e per il quale
sono state previste anche risorse aggiuntive. I primi vincoli nell’organizzare
il recupero, vengono proprio dall’ammontare, comunque limitato, di tale
risorse. Ad esempio ben difficilmente un istituto potrà prevedere di
organizzare corsi di recupero per tutto il ventaglio delle materie (nonostante
che l’obbligo della frequenza per i ragazzi, prevista dal decreto, induca a
pensare che la scuola debba farsi carico di ogni esigenza). Il recupero, in
pratica, sarà attivato limitatamente alle materie che gli Organismi della
Scuola, in primo luogo il Collegio dei Docenti, tenuto appunto conto delle
risorse disponibili, indicheranno come prioritarie, indirizzo per indirizzo, e,
per ogni indirizzo, annualità per annualità. La limitatezza delle risorse
imporrà anche altri vincoli: ad esempio, nell’organizzare i corsi,
necessariamente si dovranno aggregare ragazzi provenienti da classi
diverse.
Il
recupero può essere organizzato dalla scuola o durante l’anno, cioè nel periodo
delle lezioni, o dopo la fine di queste. Se il recupero è attivato durante
l’anno, il giudizio formulato negli scrutini finali per ogni ragazzo diventa
definitivo: ammissione o non ammissione alla classe successiva. Se il recupero
è programmato per i mesi estivi, allora tale giudizio, per alcuni ragazzi,
rimane sospeso o subordinato, come vedremo, a qualche condizione.
Recupero nel periodo
estivo
La
risposta più immediata da parte della scuola alla abolizione degli esami di
settembre potrebbe essere l’organizzazione nei mesi estivi di corsi di recupero
per ragazzi che, in potenza, sarebbero stati rimandati a settembre: i ragazzi
(non respinti) che nello scrutinio finale non abbiano conseguito una
valutazione positiva in qualche materia.
Ora, senza più gli esami
di settembre, si prospettano due eventualità: o il giudizio di scrutinio
finale per questi ragazzi è sospeso fino al termine dei corsi di recupero o ne
viene comunque deliberata la promozione a condizione, però, che essi
frequentino i corsi di recupero.
Prendiamo in esame la
prima eventualità: il giudizio di scrutinio finale viene sospeso. La scuola
per questi ragazzi organizza subito corsi di recupero al termine dei quali
(massimo 15 luglio) si riunisce nuovamente il Consiglio di Classe per il
giudizio definitivo. Emerge una questione non da poco: è necessario che i corsi
siano tenuti, materia per materia, dagli insegnanti titolari, dato che spetta
ad essi portare a compimento lo scrutinio finale lasciato in sospeso (se gli
insegnanti dei corsi fossero diversi dai titolari occorrerebbe ripristinare a
luglio le prove d’esame di settembre or ora abolite).
Passiamo all’altra
eventualità: il Consiglio di Classe, in sede di scrutino finale, delibera
comunque la promozione alla classe successiva, ma impone l’obbligo di seguire
corsi di recupero subito, oppure all’inizio dell’anno successivo. Anche in
questo caso le difficoltà sono enormi, non tanto di tipo organizzativo (in parte
le stesse di prima) quanto di ordine pratico nella conduzione dei corsi,
essendo questi corsi frequentati, in massima parte, da ragazzi in difficoltà
non solo per quanto riguarda la preparazione scolastica. In passato, nelle
scuole secondarie, sono risultati difficoltosi anche i corsi di preparazione
agli esami di settembre (la loro scarsa diffusione ne è una riprova). A maggior
ragione saranno difficoltosi corsi il cui esito è scontato.
Recupero durante
l’anno
Anche il recupero
durante l’anno scolastico vero e proprio, cioè nel periodo delle lezioni, non è
facile da organizzare, appunto per la concomitanza con le lezioni ordinarie. I
ragazzi, anche quelli che conseguono risultati sufficienti, sono, in genere,
pienamente impegnati nelle normali attività. Da ragazzi già in difficoltà
nel far fronte agli impegni ordinari, non si può ragionevolmente pretendere di
recuperare, in contemporanea, anche il pregresso sia pure in alcune materie.
Inoltre dovendo
necessariamente aggregare, per la limitatezza delle risorse, ragazzi di classi
parallele, è indispensabile che gli insegnanti di materie uguali in classi
parallele uniformino i loro piani di lavoro ad un livello di dettaglio così
minuto da creare una situazione inaccettabile sul piano professionale e
improponibile su quello didattico.
Altra difficoltà: la
segnalazione dei ragazzi che devono partecipare ai corsi. Per i corsi estivi
questa difficoltà non esiste perché la decisione viene presa nel Consiglio di
Classe in sede di scrutinio finale. In questo caso invece occorre prevedere
periodiche riunioni dei consigli di classe appositamente (o quasi) dedicate a
questo argomento: riunioni lunghe ed estenuanti in quanto si dovrà mediare tra
diverse esigenze e, comunque, ‘inventare’ criteri ad hoc.
Riassetto del calendario
scolastico
Sia nel caso che il
recupero venga organizzato nei mesi estivi, oppure durante il periodo delle
lezioni e in parallelo con queste, non viene affatto toccato l’assetto usuale
del calendario scolastico.
Il
calendario scolastico, visto dalla parte degli studenti e dei genitori, è
formato da due grandi blocchi: quello delle lezioni che va dalla metà di
settembre alla prima decade di giugno, e quello delle vacanze che durano
ininterrottamente per oltre tre mesi. Una frammentazione di tali blocchi
arrecherebbe, di per sé, secondo alcuni, un miglioramento al servizio
scolastico.
D’altra parte gli
insegnanti sono impegnati, a vario titolo, dai primi di settembre fino a
tutta la seconda decade di giugno. In tale arco di calendario i giorni utili
sono oltre 220. Di questi, 200 circa sono utilizzati per le lezioni
curriculari. Anticipando alla prima decade di settembre l’inizio delle lezioni
e posticipandone la fine all’ultima decade di giugno, si ricaverebbe un
monte di oltre 20 giorni utili, disponibili durante l’anno scolastico per
svolgere attività diverse dalle consuete lezioni.
In
conclusione, si avrebbe la possibilità di inframmezzare periodi di lezione
con periodi di sospensione delle lezioni, utilizzabili, questi ultimi,
didatticamente in modo nuovo.
Recupero in un
calendario riassestato
La riorganizzazione del
calendario nel modo suddetto fornisce le condizioni per dare una risposta di
tipo nuovo al problema del recupero. I consueti 200 giorni di lezione possono
essere ripartiti e concentrati in tre periodi, corrispondenti, grosso modo,
agli “antichi” trimestri. Al termine del primo e del secondo trimestre, c’è
spazio per due (brevi) periodi, in cui collocare attività di recupero.
Le
attività di recupero proposte nei momenti di sospensione delle lezioni hanno,
presumibilmente, una maggiore efficacia. Comunque ne è senz’altro più facile
l’organizzazione. Nell’ipotesi in esame, non è necessario chiedere agli
insegnanti di materie uguali in classi parallele di regolare la trattazione
degli argomenti a cadenze più ravvicinate di quelle trimestrali.
Altro aspetto
organizzativo non trascurabile: la segnalazione dei ragazzi invitati a usufruire
delle attività di recupero per una determinata materia, avviene in sede di
Consiglio di Classe, quando questo organismo è riunito per un compito
‘istituzionale’. Fra l’altro, la deliberazione di “invitare” un ragazzo a
partecipare al corso di recupero per una materia è strettamente (non
automaticamente) collegata alla valutazione espressa dallo stesso Consiglio di
Classe per quel ragazzo in quella materia.
Il vero cambiamento
L’impegno della scuola
in merito al recupero non si deve esaurire in corsi organizzati o nei mesi
estivi o durante l’anno, modificando o no il calendario scolastico. A questi
corsi, programmati comunque per periodi limitati dell’anno, è necessario che
si accompagni, durante tutto l’anno, un’azione costante, un atteggiamento,
per così dire, di “simpatia” (nel senso etimologico del termine) con i ragazzi
in difficoltà, così che questi trovino in se stessi lo stimolo per “recuperare”
il distacco e rimettersi al passo.
Anche questo proposito
va tradotto in atti concreti. Banalizzando, potremmo parlare di “pronto
intervento” da mettere in atto, da parte dell’insegnante della materia,
anzitutto durante il normale svolgimento delle lezioni, ma anche in altre
occasioni che la scuola dovrà creare, favorire ed organizzare. Ad esempio
facendo sì che l’insegnante sia presente in istituto talvolta anche il
pomeriggio, a disposizione dei suoi ragazzi, per iniziativa sua o dei ragazzi
stessi.
I
momenti non appesantiti dalla incrostazione delle formalità organizzative,
cioè liberamente scelti, sono i più favorevoli all’instaurarsi di rapporti
positivi che potrebbero anche rendere non necessaria la frequenza a corsi di
recupero o di sostegno.
La
presenza in istituto in ore pomeridiane degli insegnanti titolari non può,
ovviamente, che essere saltuaria o comunque non costante. Dovrebbe essere
invece costante la presenza di insegnanti nuovi, in una veste professionale
nuova, quella di “assistente”. Si dovrebbe poter contare su assistenti allo
studio, riservando appunto allo studio appositi locali adiacenti alla
biblioteca; su assistenti di laboratorio, almeno per l’informatica e la
lingua straniera; su assistenti-animatori di attività elettive
(videoscrittura, tecniche di scrittura, linguaggio delle immagini, arte e
tecniche della comunicazione, informatica avanzata, recitazione ecc.) in
periodi determinati dell’anno, soprattutto in parallelo coi corsi di recupero
(recupero al mattino, attività elettive al pomeriggio, rivolte a tutti gli
studenti).
Il pericolo dei
cambiamenti di facciata
Per il fatto che la
scuola si fa carico del recupero al suo interno, crescono pure le
responsabilità della stessa scuola in merito al successo o all’insuccesso dei
suoi allievi. Parallelamente, diventa meno indeterminato il grado di efficienza
della scuola.
Nella scuola media
inferiore si è creata una situazione analoga quando sono stati aboliti gli esami
di settembre. Situazione che, in alcuni casi, ha ingenerato la convinzione
che la promozione da una classe all’altra sia, per una parte, un dovere e, per
l’altra parte, un diritto.
Mutatis mutandis,
tale
modo di pensare potrebbe prender piede anche nelle medie superiori, qualora
l’asserita obbligatorietà della frequenza degli alunni (prevista dallo stesso
decreto che abroga gli esami di settembre) venisse percepita come una pressione
verso la promozione tout court di chi ha assolto tale obbligo. Il
rischio paventato si accrescerebbe ulteriormente se, come è stato
preannunciato, venisse cambiato anche il sistema di valutazione, cioè si
passasse ai giudizi come nella media inferiore. Allora la promozione, come già
nella media inferiore, verrebbe, anche formalmente, svincolata dalla
condizione, finora necessaria, di sufficienza in tutte le materie.
In
sostanza, c’è il timore, non del tutto infondato, che possa innescarsi un
processo addirittura negativo, pregiudizievole per la qualità del servizio, se
l’attivazione del recupero a scuola rimane a sé stante. Sono necessarie altre
iniziative, anche di ordine pratico. Una di queste potrebbe essere
l’introduzione da subito (perché entrino a far parte della cultura didattica
ordinaria) di prove di valutazione oggettive, accanto a quelle tradizionali, in
modo da creare la premessa per un sistema di valutazione che superi l’ambito
della classe e, in prosieguo, anche dell’istituto.
Proposta per l’anno in
corso
L’ipotesi di organizzare
il recupero durante l’anno, ritoccando l’assetto attuale del calendario
scolastico, non può certamente essere messa in atto per l’anno in corso. Per
l’anno in corso forse non si può andare oltre ad un appello agli insegnanti già
in servizio, affinché mettano a disposizione quante più ore possibile, per un
pronto intervento di sostegno, ciascuno nella propria classe e nella propria
disciplina, in giorni della settimana ed in periodi stabiliti in accordo con i
colleghi del Consiglio di Classe. Per incrementare il più possibile questo
monte-ore, la scuola dovrebbe essere messa in grado di esonerare gli insegnanti
dalla sostituzione dei colleghi e ridurre gli impegni pomeridiani di presenza
in istituto ai soli adempimenti essenziali.
|