A Roberto Galullo (blog Guardie o ladri, IlSole24Ore) talvolta capita di mettere a fondamento delle ricostruzione dei fatti, in modo preponderante, i verbali degli interrogatori dei pm.
Con qualche rischio.
Di Vizio quando, l’8 settembre 2010, si è trovato davanti il dr. Mario Fantini, lì per delle dichiarazioni spontanee
sul famoso incontro di Palazzo Begni, al termine di un quasi amicale colloquio protrattasi per ore, di colpo l’ha messo pesantemente sotto torchio con micidiali domande su sospetti casi di riciclaggio malavitoso. Vale a dire il fulcro del teorema giudiziario diviziano contro Carisp e contro la Repubblica di San Marino.
Non avendo, probabilmente, altre frecce nel suo arco, il dr. Di Vizio ha utilizzato, con la consueta abilità, i casi Licciardi e Femia, nascondendo, al dr. Fantini, che sia il primo che il secondo, in effetti, erano stati neutralizzati fin da giugno da specifici rapporti della Guardia di Finanza.
Adoperare quelle domande a quel modo è del tutto legittimo ed anche, forse, potenzialmente utile da parte di chi, come il dr. Di Vizio, a nome dello
Stato ha il dovere di portare avanti la sua ipotesi investigativa. Altra cosa usarle – da sé – come prove del supposto riciclaggio consumato da Carifin-Carisp. Almeno in questi due casi si sono rivelate fuorvianti.