Il pm Fabio Di Vizio non fa sconti quando interroga. Implacabile nello svolgere con abile determinazione il suo compito di avvocato dell’accusa per estorcere a chi ha davanti le informazioni utili alla sua ipotesi accusatoria, fino a non avere remore a creare una atmosfera collaborativa quasi amicale, per lanciare poi, a ‘tradimento’, l’affondo.
Esemplare l’interrogatorio di Stefano Caringi, che ha avuto luogo il 7 aprile 2010. Questi nel tentativo di dimostrare di non avere potuto esercitare fino in fondo a San Marino il suo compito di Responsabile della Vigilanza presso Banca Centrale relativamente alle indagini Varano (Carisp) e Re
Nero (Asset Banca), si mette a parlare, improvvidamente, della Fingestus (e anche poi di Banca Partner). Parte in tromba per accusare Gabriele Gatti, Segretario alle Finanze di avergli impedito di commissariare la finanziaria.
Alla fine, cosa emerge?
Viene accertato, durante la deposizione, che la liquidazione volontaria della Fingestus – poi accettata da Caringi – era stata proposta dai vertici stessi della stessa finanziaria, col supporto economico della famiglia Bianchini. Insomma non è strappata a Banca Centrale a seguito di una pressione di stampo politico (Gabriele Gatti) o professionale (Renato Clarizia o studio Gemma).
Insomma nel corso del ‘colloquio–interrogatorio’ Caringi finisce per trovarsi impantanato nel ginepraio da lui stesso creato, senza, di fatto, riuscire a coinvolgere alcun altro, come – invece si era proposto o comunque – aveva annunciato ai suoi interlocutori.
Gatti, che sarebbe dovuto finire ‘massacrato’, in effetti risulta aver fatto il suo dovere di Segretario di Stato, proteso – questo recepisce Di Vizio – ad evitare un danno alle economia sammarinese, quale sarebbe potuto derivare dal commissariamento di Fingestus, con conseguente irritazione di Marco Bianchini che già stava minacciando il trasferimento della Karnak fuori territorio, dopo Report Rai3.
Di fatto chi esce male dall’incontro è lo stesso Caringi. Come professionista.
Benché sia lui, Caringi, a tirare fuori l’argomento Fingestus, fa confusione perfino sull’ammontare del dissesto trovatovi in 6 mesi di ispezione. In un primo momento parla di 200 o 300 milioni di euro – fra la sorpresa dello stesso Di Vizio, che ironizza su un 800 – per poi ridimensionare il tutto a un più realistico 15- 20 milioni.
A scanso di equivoci Di Vizio chiederà conferma anche di questi 15-20 milioni a Luca Papi, due settimane dopo.
Di certo sia a Caringi che a Papi viene posta la domanda fatidica: ci date per favore una prova – una prova una – che avete fatto qualcosa in materia di vigilanza nel vostro periodo di permanenza a San Marino?
Di Vizio ed i suoi collaboratori molto probabilmente avevano letto di quel Segretario di Stato alle Finanze che aveva affermato papale papale: a San Marino fanno
più controlli gli enologi del consorzio vini che non la vigilanza di
BCSM.
Leggi la deposizione
di Stefano Caringi a Forlì relativa alla Fingestus
Leggi anche l’ordinanza
a firma del Gip di Rimini dott.ssa Fiorella Casadei (Criminal Minds)