E’ stata la creazione dell’asse Democrazia Cristiana e Partito dei Socialisti e dei Democratici a determinare la crisi di governo, facendo scoppiare la coalizione Patto per San Marino, maggioranza in Consiglio Grande e Generale.
Ne tratta Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino.
(…) A monte delle dimissioni, ci sono proprio la Democrazia cristiana e i suoi “amori”: ieri mattina, la Dc ha incontrato i dirigenti del partito socialista, nato dalla fusione di Nps di Casali e Socialriformisti di Paride Andreoli.
Sul piatto, le future alleanze dopo l’accelerazione dell’asse Dc-Psd. La vicinanza con quest’ultimo, il Psd, esclude in Dc il rapporto con Casali. Ma la Democrazia cristiana appena l’altro ieri s’era appellata a un gesto di «responsabilità », chiedendo prima il voto favorevole alla riforma fiscale. Non ce l’ha fatta, il primo partito di maggioranza, a ritardare la crisi.
E Casali, dopo un acceso confronto con la Dc e dopo aver riunito gli organismi del partito, ha deciso per la rottura. «La Dc era nell’impossibilità di sciogliere i nodi politici, ma questo è il tempo della chiarezza – spiega Casali -. Il problema non è tecnico, anche se ho dubbi su come sia stata gestita la riforma fiscale in questa ultima fase (fa riferimento all’accordo coi sindacati e i conseguenti malumori di categorie e professionisti, ndr), ma qui c’è un fatto politico: il presente è superato; di fronte all’accelerazione col Psd, il Patto è diventato un’altra cosa ».
Eppure, Casali non demorde e non dichiara defunto il dialogo con la Dc: spera sempre nel “tradimento” al Psd: «Le future coalizioni sono ancora aperte». Dello stesso avviso Romeo Morri che segue le gesta del “socio”, come lo chiama scherzosamente, e laconico spiega: «Non c’erano più le condizioni per andare avanti: sul mio progetto sull’università, non ho avuto risposte».
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