Ecso: Società di Gestione di Fondi con l’avvento di UCITS IV.

Ecso: Società di Gestione di Fondi con l’avvento di UCITS IV.

E.C.S.O.: Società di Gestione di Fondi con l’avvento di UCITS IV.
In considerazione della natura e della tradizione del sistema bancario sammarinese, storicamente sbilanciato verso il private banking, riteniamo che lo sviluppo di un’industria di fondi e/o società di gestione degli stessi sia tuttora la via più semplice, meno onerosa in termini di investimenti fisici, e con il maggiore ritorno potenziale per il paese, sia in termini monetari che di immagine. Premessa fondamentale perche si possa parlare di sviluppo di un’industria del risparmio gestito è essere accettati nel mercato europeo stesso. Rimanere una piazza off-shore rende il tutto molto più difficile, rendendo la nuova raccolta effettuabile solo off-shore su off-shore e rimanendo emarginati dal vero mercato di riferimento che è quello dei fondi armonizzati europei definiti dai regolamenti UCITS (UndertakingsforCollectiveInvestment in Transferable Securities). Secondo EFAMA, l’associazione europea di settore, il totale delle masse di tipo UCITS a fine 2009 equivalevano a 4788 miliardi di euro, ovvero al 75% delle masse totali in gestione europee, stimate in 6378 miliardi di euro. Al momento il quadro regolamentare UCITS III prevede la portabilità dei fondi ma non delle società di gestione, che deve risiedere nella stessa giurisdizione del fondo. Ovvero un fondo lussemburghese UCITS può essere venduto in tutta Europa ma può essere gestito solo da una società di gestione lussemburghese. Dal 1 Luglio 2011 con l’avvento di UCITS IV è effettivo il passaporto europeo anche per le società di gestione ovvero il fondo lussemburghese di cui sopra può essere gestito anche da una SG francese o italiana ed essere venduto ovunque. Questo apre un nuovo mercato per le società di gestione che sono attratte nelle giurisdizioni più efficienti fiscalmente. Mentre i fondi presumibilmente rimangono dove già sono non essendoci vantaggi fiscali rilevanti tra le giurisdizioni più note (fiscalità tendenzialmente prossime allo zero) lo stesso non è vero per le società di gestione che possono a questo punto spostarsi in giurisdizioni differenti da quelle dei fondi. Quindi premessa fondamentale perché San Marino possa partecipare all’industria dei fondi e/o delle società di gestione con l’avvento della normativa europea UCITS IV è che riesca a negoziare con le rispettive controparti europee accordi che la facciano entrare nel mercato europeo. Il Lichtenstein, che non fa parte dell’UE ma solamente dell’EEA (EuropeanEconomic Area – accordo firmato nel 1994 tra i membri dell’European Free TradeAssociation (EFTA) e l’allora Comunità Europea), ha accesso al mercato interno e può vendere fondi UCITS all’interno dell’UE. Rimane da esplorare come San Marino possa accedere al mercato europeo dei fondi di investimento, cioè attraverso quali accordi si possa aprire la strada per accedere ad un mercato di capitali di dimensioni estremamente rilevanti. Ricordiamo che ad oggi San Marino pur avendo una buona normativa su fondi e SG compatibile con UCITS non è riuscita a raccogliere pressoché nulla, anche perché non riesce ad accedere al mercato comunitario. Per un paese come San Marino appare ragionevole e conservativo poter pensare di avere come obiettivo in 10 anni la raccolta di almeno 10 miliardi di euro (appena lo 0,2% del mercato europeo!), visto che Liechtenstein, anch’esso paese non-UE e non piazza di riferimento, ne gestisce 19. Il Lussemburgo che è la piazza più nota raccoglie 1400 miliardi. La mole di lavoro e le entrate erariali sarebbero notevoli. Oltre a questo ci sarebbe ovviamente l’indotto generato dagli studi legali, commercialisti, società informatiche etc e dai dipendenti delle società di gestione stesse. E’ evidente che intercettare anche una piccolissima frazione di tali masse in gestione può avere un impatto rilevante sul sistema San Marino. Ora esistono sostanzialmente due macro classi di business legati all’industria del risparmio gestito, originate sostanzialmente alla separatezza patrimoniale del fondo rispetto alla società che lo gestisce. Da un lato abbiamo tutti i servizi legati all’amministrazione del veicolo fondo stesso (custodia, amministrazione, auditing, legale) e dall’altra quelli legati alla società di gestione del fondo stesso. Il business più redditizio è storicamente quello della gestione che in media può contare su commissioni di gestione ( per le SG ) di circa l’1.5% annuo sulle masse contro circa uno 0,5% generato da tutti i servizi connessi all’amministrazione del fondo. Per questo motivo un piano di sviluppo di San Marino dovrebbe puntare prima di tutto sull’attrarre società di gestione più che fondi stessi. Se San Marino riuscisse ad accedere al mercato europeo, dopo l’avvento di UCITS IV, potremmo benissimo avere società di gestione sammarinesi che gestiscono fondi di diritto lussemburghese venduti in Italia e nel resto dell’unione europea. Le due macroclassi di business inoltre si caratterizzano per una concentrazione nettamente differente. Le società che si occupano di fare amministrazione dei fondi sono solitamente banche e colossi internazionali, è impensabile fare da se in questa industria in cui le economie di scala per le piazze già avviate sono rilevanti. Il mondo delle società di gestione è invece molto più frammentato, libero e dinamico, non necessità di grossi investimenti fissi e quindi risulta più facilmente attraibile da una nuova piazza quale San Marino, specialmente per società di gestione “quantitative” che non necessitano di accedere alle sinergie “informative” delle grosse piazze finanziarie (ci riferiamo in questo caso all’offerta di marketing presente su Londra, Parigi, Milano, Francoforte soprattutto di società quotate in cerca di capitali). Ha quindi senso per San Marino puntare sullo sviluppo dell’industria delle società di gestione (tralasciando i fondi almeno inizialmente) e cercare di negoziare appropriati accordi con le controparti europee di riferimento successivamente all’entrata in vigore di UCITS IV il 1 Luglio 2011. In un ipotetico piano di sviluppo, dopo aver negoziato gli appropriati accordi europei sarà un imperativo lavorare sull’immagine e sulla credibilità del paese, estremamente danneggiata negli ultimi anni. Come risollevare la credibilità di un sistema? Innanzitutto creando un sistema di regole moderno (che gia abbiamo, la legge sulle SG), ed una vigilanza rigorosa, credibile e che abbia gli strumenti per colpire comportamenti non conformi alla normativa a garanzia degli investitori. Non è sufficiente avere una fiscalità competitiva: gli investitori chiedono soprattutto la certezza del diritto. Se si riuscirà ad 1) accedere al mercato europeo 2) creare un quadro normativo e regolamentare chiaro e trasparente 3) garantire una vigilanza credibile e quindi la certezza del diritto, sarà possibile attrarre capitale umano e fisico dall’estero in misura significativa. Ci preme rilevare come la caduta del segreto bancario e la maggiore trasparenza del sistema San Marino possano fare solo bene al sistema attraendo capitali “buoni” e scacciando quei fenomeni di accattonaggio finanziario di bassa lega che hanno tristemente caratterizzato la Repubblica negli ultimi decenni, decimandone l’immagine e la credibilità all’estero. L’ultimo passo del piano di sviluppo finanziario, una volta assolti i passaggi precedenti ma non per questo meno importante, è una promozione mirata e continuativa sui mercati di riferimento. Uno dei motivi a nostro avviso dell’insuccesso della normativa sulle SG nell’attrarre capitali a San Marino è stata anche l’insufficiente attività di marketing fatta a livello italiano ed internazionale. Sarà essenziale pubblicizzare il cambiamento di rotta di San Marino su media internazionali, letti da opinion makers (Economist, FT, CNBC etc) e nelle principali piazze finanziarie. Un marketing di sistema, idealmente promosso da Banca Centrale e da enti governativi, a contatto con gli operatori ed i gestori che possa fornire pacchetti “chiavi in mano”, facilitando in ogni modo il trasferimento delle attività in Repubblica. Sarebbe estremamente importante riuscire ad attrarre inizialmente un numero di operatori con elevata reputazione come apripista in modo da creare un volano mediatico favorevole. La reputazione del sistema San Marino beneficierebbe significativamente dell’immagine riflessa dalla reputazione di gestori qualificati e rinomati. Ci preme infine fare due considerazioni. In primis far prendere coscienza al sistema dell’irrilevanza di San Marino quale piazza finanziaria. Sono sufficienti due dati: del recente scudo fiscale ter italiano circa il 3,4% è stato rimpatriato da San Marino, un’inezia. Per quanto riguarda i dati proposti qui sopra sull’industria dei fondi europea San Marino è ancor più, se possibile, irrilevante. Questi dati dovrebbero rendere chiaro come attingere anche a poche gocce dal mare magnum dei capitali europei possa essere impresa fattibile per San Marino: poche gocce che per le dimensioni di San Marino possono essere rilevanti. In secondo luogo il tema del capitale umano: è impensabile creare un’industria di servizi ad alto valore aggiunto se non si importano capitali umani, almeno nel breve periodo, finchè non si forma il capitale umano in loco. Le società di gestione senza gestori qualificati non valgono nulla. Risulta quindi essenziale, se si deciderà di percorrere questa strada, di approntare un piano per concedere residenze in modo selettivo ai curricula che risulteranno necessari per lo sviluppo dell’industria.
 
 

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