Guardia alta contro l’Aids

<b>Guardia alta contro l’Aids</b>

Si terrà a Rimini, il 1 dicembre il convegno ‘Hiv, tienilo d’occhio’

Non abbassare la guardia contro l’Hiv. Questa è la parola d’ordine del convegno ‘Hiv, tienilo d’occhio’ in programma lunedì 1 dicembre, alle 16,30, nella Sala del Bonarrivo della Provincia di Rimini (c.so d’Augusto, 231). L’iniziativa ricorre nella Giornata Mondiale Lotta all’Aids ed è promossa dall’Arsa (Associazione riminese solidarietà Aids) in collaborazione con Volontarimini.
L’apertura dei lavori sarà affidata a Giovanni Ceccarelli, presidente di Volontarimini e Aldo Costa presidente dell’Arsa. Seguiranno gli interventi di Antonio Boschini, medico responsabile del Centro clinico di San Patrignano, sugli aspetti clinici dell’infezione e le nuove terapie; Andrea Boschi del reparto Infettivi dell’ospedale Infermi di Rimini, sulla diffusione dell’Hiv in particolare nel territorio provinciale; Fabio Santarini del Centro di salute Mentale di Riccione, sul disturbo psicologico di una persona con Aids; Daniela Casalboni, direttore del dipartimento delle Dipendenze patologiche dell’Ausl di Rimini, su droghe, alcol e comportamenti a rischio e di Mario Galasso, ex presidente Lila (Lega Italiano lotta contro l’Aids), che porterà una testimonianza sulla storia di questa organizzazione nel territorio riminese. Concluderà Stefano Vitali, assessore alle Politiche sociali del Comune di Rimini, con una relazione sul ruolo dell’amministrazione rispetto a questa tematica
Recenti indagini epidemiologiche dell’Istituto Superiore di Sanità hanno fatto registrare un sensibile incremento delle persone hiv positive.
‘Il dato è allarmante – spiega Aldo Costa, fondatore dell’Arsa –. Il carattere altamente stigmatizzante dell’infezione, il timore di cambiare il proprio stile di vita associati alla scoperta delle terapie combinate, fa sì che ci si allontani da una diagnosi precoce. L’Arsa si inserisce in questo percorso di rimodulazione delle strategie di prevenzione ed educazione della popolazione, proprio perché è cambiata la cognizione della malattia. E parte dal protagonismo delle persone colpite dal virus sottolineando l’importanza del loro coinvolgimento diretto’.
Nel nostro paese quasi il 40 per cento della popolazione tra i 18 anni ed i 35 non ha mai fatto il test, a questo va aggiunto che l’età media delle persone sieropositive è compresa tra i 35 e i 50 anni. Cambia anche l’immagine del sieropositivo: non è più l’individuo socialmente marginale, omosessuale, tossicodipendente, bensì un soggetto eterosessuale, età media 40 anni, benestante, vita di coppia sostanzialmente stabile con rapporti occasionali non protetti, il quale non si sottopone al test perché non si considera a rischio. A questo quadro si aggiunge che la stessa fascia di popolazione e nella stessa percentuale fa utilizzo anche solo occasionale di alcol, droghe e sostanze psicotrope. È intuibile il cocktail che ne deriva esponendo giovani a comportamenti sessuali altamente a rischio.

Per informazioni, rivolgersi all’Arsa tel. 331 8704457 – ass.arsa@gmail.com

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