LIBERTAS 3/10/2005
LA VOCE DI ROMAGNA 4/10/2005 (Negri e Canfora, due Titani per i
Reggenti)
Sabato 1° ottobre ha avuto luogo come di regola il cambio dei
Capitani Reggenti. Col consueto cerimoniale e la consueta partecipazione di
pubblico e autorità. Nuovi e vecchi Reggenti, pubblico ed autorità, in Basilica
hanno avuto modo di ascoltare mons. Luigi Negri, già Docente dell’Università del Sacro Cuore, ora vescovo della
Diocesi San Marino Montefeltro. Poco dopo a Palazzo, nella Sala del Consiglio, è
la volta del prof. Luciano Canfora, Docente dell’Università di Bari (e
San Marino), oratore
ufficiale della cerimonia.
Due
uomini eccezionali, Negri e Canfora. Eccezionali per carisma e cultura.
Provenienti da ambiti del tutto diversi, da percorsi di formazione del tutto
diversi. E propugnatori di diverse scale di valori. Basti pensare al giudizio
diametralmente opposto, affiorato anche nell’occasione, sulla rivoluzione
francese. Eppure si sono succeduti uno all’altro nel corso della medesima
cerimonia, avendo – altra singolarità – uno come ascoltatore
l’altro.
Ciò è
potuto avvenire perché la cerimonia del cambio dei Reggenti è al contempo
religiosa e civile, come ha sottolineato mons. Negri, che pare ogni giorno
scoprire qualcosa di nuovo, di particolare, di originale su San Marino, come già
era avvenuto, in antico, da parte di un altro vescovo milanese, mons. Francesco
Sormani.
Il prof.
Canfora ha disquisito sulla verità nella ricerca storica ponendo l’accento sul
sospetto che la ricerca in sé provoca in chi detiene un potere. Il potere è
sempre teso a proteggere e diffondere la sua verità. Il comportamento etico dei
governanti deve essere indotto da una ricerca costante, pressante, coraggiosa
della verità. Insomma gli intellettuali, cioè i ricercatori, in una società,
non possono essere ridotti né devono mai accettare di ridursi a mosche
cocchiere.
Per
mons. Negri invece vale l’appello diretto a chi detiene il potere perché
riconosca che il suo potere è mero servizio. Il potere, anche se assegnato
attraverso le vie che gli uomini si sono date, in effetti, trova il suo
fondamento nell’ultraterreno.
|