San Marino Oggi 15/10/1997 (Da riminizzare a sammarinizzare, “Chi ha
progettato i piani di costruzione attorno alla superstrada è andato oltre i
limiti”)
Riminizzare è un vocabolo già presente nel
vocabolario dell’editore D’Anna con questo significato: Deturpare con una
eccessiva concentrazione di costruzioni o, come si dice, di ‘colate di cemento’.
Etimo: dal nome della città di Rimini, assunta come simbolo di un fenomeno che
divenne comune a tutta la penisola.
Sammarinizzare non è ancora assunto agli onori
del vocabolario. Potrebbe, in analogia a riminizzare, divenire simbolo del
soffocamento con ‘colate di cemento’ di una via di grande scorrimento. Se ne
parlò già nel settembre del 1990 in un articolo per l’edizione locale de “Il
Messaggero”, a proposito della superstrada.
Nel 1990 la situazione della nostra superstrada
era già esemplarmente negativa. Quel che è avvenuto dopo, però, ha superato ogni
più nera previsione. Per quanto si potesse essere pessimisti e catastrofici, non
si arrivò a ipotizzare che i responsabili della cosa pubblica assumessero
atteggiamenti al di là della comune ragionevolezza. Chi ha progettato ed
approvato i piani di costruzione attorno alla superstrada in prossimità del
confine è andato oltre i limiti della comune ragionevolezza. Ha creato un
intoppo nel collegamento con Rimini. Collegamento che, fin da quando è sorta la
piazza di Borgo, nel 1228, ha sempre costituito l’arteria fondamentale della
nostra vita economica.
Siccome il collegamento veloce con Rimini
mediante la superstrada rappresenta ancora, per mancanza di alternative, il
fondamento della nostra economia, viene da ipotizzare che un attentato così
grave non possa essere frutto di sammarinesi o almeno di soli sammarinesi. Viene
da ipotizzare che si sia instaurato, a un certo punto dello sviluppo del nostro
paese, un meccanismo perverso, prodotto di una mentalità estranea al paese,
dapprima forse sottovalutata nel paese, ed in cui il paese ha finito per
avvitarsi.
Con l’esaurirsi della riminizzazione, per il
venir meno di aree lungo la costa, alcuni protagonisti di quella
cementificazione pare che si siano riversati in ambito sammarinese e abbiano
trovato qui gli spazi che altrove si stavano chiudendo. Alcuni pare che siano
stati chiamati da sammarinesi per ‘affinità’ imprenditoriale o per entrare
nelle grazie di qualche potente del circondario o perché imposti da qualche
potente. Nell’operazione hanno fatto da tramite le conventicole del sottobosco
politico-affaristico, cui sembra non essere estraneo il mondo delle cooperative.
I gruppi delle conventicole sono stati
enormemente favoriti a San Marino. Sono stati ammessi ad esempio al credito
agevolato come se operassero in un settore primario, strategico dell’economia.
In pratica la comunità finanzia la speculazione che opera contro gli interessi
della comunità stessa. Non solo. E’ stato esteso a favore dei medesimi gruppi
quell’anonimato societario che in precedenza era rigorosamente riservato ai
settori industriali produttivi.
L’anonimato nel settore immobiliare ha dato
al sottobosco politico-affaristico una libertà di manovra altrove impensabile.
E tanto più assurda nella nostra realtà in quanto ha finito per togliere quei
vincoli sui trasferimenti di proprietà che hanno assicurato per millenni la
nostra comunità contro tutti i poteri forti che via via la storia andava
producendo. Quei vincoli hanno contribuito a garantire sul Titano, per tutta la
sua storia, il mantenimento della democrazia e al contempo della sovranità.
La licenza di speculare sul nostro territorio
e sulla nostra stessa sovranità è diventata pressoché totale da quando i gruppi
del sottobosco sono stati messi in grado di autogestirsi finanziariamente,
cioè senza necessità di ricorrere al circuito delle banche. Nelle banche
sarebbero rimaste tracce delle operazioni. Sarebbe rimasta la possibilità di
ricostruire certi passaggi. I soggetti del sottobosco politico-affaristico
possono muoversi ora totalmente al coperto: hanno proprie finanziarie sotto
forma di società anonime con licenze d’uso tipiche delle banche, senza i
vincoli ed i controlli e gli obblighi cui sono soggette le banche. Non solo. Una
recente legge, che ha depenalizzato certi reati fiscali e societari, li ha
messi al sicuro da eventuali curiosità di giudici esterni non solo per il
futuro ma anche per qualche svista, non diversamente sanabile, che riguardasse
il passato.
Si dice che in
alcune finanziarie sammarinesi il danaro raggiunga un rendimento altissimo,
anche doppio o triplo rispetto all’ordinario. Preferiamo non crederci. Ci
sarebbe da sospettare che, magari a seguito di ricatti, la tipologia delle
operazioni si sia allargata al mondo della illegalità. Ripugna – per carità di
patria – collegare le conventicole, che gestiscono il territorio e muovono i
capitali, alle voci di infiltrazioni pericolose. Anche se queste voci sono
ritornate insistenti proprio in questi giorni e, ancora senza smentite,
compaiono nei fogli nostrani in riflesso dei titoli di giornali italiani
nazionali.
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