Alberto Zorzi, corrieredelveneto.corriere.it., inchiesta Chalet. ‘Prendevamo ordini da Baita’

Alberto Zorzi, corrieredelveneto.corriere.it., inchiesta Chalet. ‘Prendevamo ordini da Baita’

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L’INCHIESTA MANTOVANI

«Prendevamo ordini da Baita»

Claudia Minutillo, l’ex assistente di Galan, fa alcune ammissioni: quando ho capito la situazione ho cercato di tirarmi fuori. E racconta la sua relazione con il console Colombelli: «Lui mi ha usata»

Alberto Zorzi

 VENEZIA — Quando è uscita dall’aula di udienza e si è incamminata lungo il corridoio che la riportava verso la barca e soprattutto verso il carcere femminile della Giudecca, la testa è rimasta bassa, gli occhi coperti da un paio di grandi occhiali scuri e sulle spalle un grosso piumino grigio chiaro. Della «Dogessa» che, con un piglio che sconfinava a volte nell’arroganza, faceva fino al 2005 da «guardaspalle» all’allora governatore-Doge Giancarlo Galan e poi è diventata amministratore delegato nella società Adria Infrastrutture, è rimasto ben poco dopo una notte di detenzione in una cella. «E’ molto provata», ha confermato il suo avvocato Carlo Augenti.

In aula però Claudia Minutillo, la 48enne mestrina, ex assistente di Galan poi divenuta manager e arrestata giovedì mattina con l’accusa di associazione per delinquere e frode fiscale in concorso, ha cercato di difendersi, sminuendo la propria posizione: «Io ero solo una dipendente di Mantovani – ha dichiarato di fronte al gip Alberto Scaramuzza, il magistrato che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare – tutta la parte amministrativa della società veniva gestita da Mantovani, le fatture era fatte da loro». Più o meno la stessa versione che, se deciderà di parlare di fronte al gip di Treviso che lo interrogherà lunedì per rogatoria, è pronto a dare anche Nicolò Buson, il 56enne direttore finanziario di Mantovani, che vive a Padova ed è invece difeso dall’avvocato Silvia Fois. «Ho incontrato il mio cliente, mi ha assicurato che lui era un dipendente e non decideva nulla», spiega il legale.

Insomma, entrambi sembrerebbero voler scaricare Piergiorgio Baita, il 64enne presidente di Mantovani, veneziano di nascita ma residente a Mogliano Veneto, il più noto dei 4 finiti in manette nell’indagine della Guardia di Finanza di Venezia e Padova e del pm lagunare Stefano Ancilotto sulle false fatture della Bmc Broker. Quest’ultima società, con sede a San Marino, era stata fondata dal 49enne William Ambrogio Colombelli, console a disposizione dello Stato del monte Titano, il quarto arrestato. Secondo gli inquirenti, ma anche secondo il gip Scaramuzza, il quartetto aveva messo in piedi un sistema oliato per creare milioni di euro di «fondi neri», grazie all’emissione di fatture per operazioni inesistenti (spesso svolte già da altri e dunque pagate due volte) che, dopo essere state saldate, venivano «retrocesse » in contanti a Baita e Minutillo da Colombelli, che si teneva una percentuale intorno al 20% a mo’ di provvigione. E c’è il sospetto che lo stesso meccanismo, oltre che con la «galassia Mantovani», avvenisse anche con altre società private e pubbliche (tra cui Veneto Strade, Veneto Acque, Autorità portuale di Venezia, Consorzio Venezia Nuova, Thetis e altre), anch’esse clienti di Bmc, secondo le carte sequestrate a San Marino. D’altra parte il ruolo principale di Baita è sottolineato anche dal gip nell’ordinanza: «Baita è l’unico a cui può essere contestato il ruolo di capo – scrive il magistrato – È chiaramente il dominus dell’intera vicenda, colui che dà le direttive ».

Secondo il gip, invece, Colombelli e Minutillo «partecipavano » all’associazione per delinquere (il primo gestendo la società «cartiera» e occupandosi della retrocessione del denaro con la seconda, che svolgeva anche funzione di collegamento tra i due), e anche Buson aveva un ruolo preciso: «Gestisce tutti i pagamenti delle false fatture – scrive il giudice – ben conscio che si trattava di incarichi già svolti da altri, cui lui stesso aveva partecipato o come esecutore dei progetti o come referente degli effettivi progettisti esterni». Ruoli che, come detto, Minutillo e Buson intenderebbero sminuire. Minutillo avrebbe detto anche di non aver compreso bene all’inizio la situazione e che, quando ha capito, ha cercato di tirarsi fuori. Anche perché, come spesso accade, affari e cuore si erano intrecciati. L’ex assistente di Galan ha infatti confessato di avere avuto una storia con Colombelli. «A un certo punto però ho capito che lui mi usava e dunque ho troncato la relazione », ha aggiunto. A quel punto tra i due ci sarebbero stati momenti di tensione, tanto che lei fu a un passo dal denunciarlo per stalking, violenza privata e perfino sequestro di persona. Ad ascoltare il suo racconto c’era anche il pm Ancilotto, che all’uscita non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ma ha fatto chiaramente capire di non essere stato per nulla convinto dalla versione dell’arrestata.

E’ invece rimasto in silenzio Colombelli, che è detenuto nel carcere di Genova, ma che ha deciso di affidarsi all’avvocato veneziano Renzo Fogliata, già difensore dei Serenissimi e da anni professore a contratto all’università di Padova. «E’ abbastanza sereno – racconta il legale – ora valuteremo se chiarire la posizione direttamente davanti al pm, non prima di aver fatto ricorso al tribunale del riesame». Strada obbligata anche per gli altri, in primis Baita, difeso dagli avvocati Piero Longo e Paola Rubini e che sarà sentito anche lui lunedì a Belluno. «Domani mattina (oggi, ndr) andrò a trovarlo e decideremo se rispondere o meno – dice l’avvocato Rubini – Sicuramente faremo riesame sia per la misura personale che per i sequestri di beni, poi abbiamo già chiesto gli audio delle registrazioni di Colombelli: sono pieni di parole incomprensibili e spesso le frasi riportate fuori dal contesto possono essere equivoche».

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