Antonio Fabbri – L’informazione: Libretti Flue e Mercedes, il legale di Stolfi chiede assoluzione o stralcio per un capo di imputazione

Antonio Fabbri – L’informazione: Libretti Flue e Mercedes, il legale di Stolfi chiede assoluzione o stralcio per un capo di imputazione

L’informazione di San Marino

Libretti Flue e Mercedes, il legale di Stolfi chiede assoluzione o stralcio per un capo di imputazione

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Nuova udienza del processo sulla tangentopoli sammarinese-conto Mazzini, che ha visto proseguire con la ricostruzione delle attività di indagine, con la descrizione
delle condotte contestate, sollecitata
dalle domande delle parti
civili e della Procura fiscale, con,
per contro, la ricerca delle difese
degli elementi a discarico dei loro
assistiti.

Tra le richieste, anche alcune nuove istanze istruttorie per acquisire nuovi documenti oltre all’istanza, già in questa fase del processo, da parte della difesa di Stolfi per la sua assoluzione relativamente a uno dei capi di imputazione che viene contestato allo stesso ex Segretario agli Esteri. Il processo Mazzini, davanti al giudice Gilberto Felici, è dunque ripreso ieri mattina con la conclusione dell’audizione del funzionario dell’Agenzia di informazione finanziaria, Walter Serra.

La difesa di Marcucci
A riprendere con le domande il
difensore di Gian Marco Marcucci
e Pier Marino Menicucci,
l’avvocato Maurizio Simoncini,
che ha puntano l’attenzione sulle
modalità di indagine, sulle contabili
e le distinte di versamento.
Le domande dell’avvocato
Simoncini sono state mirate a
confermare e specificare quanto
risultava in atti. Cioè che nelle
transazioni attribuite a Marcucci,
alcune contabili recavano firme a
lui riconducibili, altre non erano
firmate da lui, altre ancora recavano
la sola firma del cassiere.
Come avete ricondotto, nei casi
in cui la firma non c’era, quelle
movimentazioni a Marcucci?
”,
è stata la domanda del legale.
Quando non recavano alcuna
firma c’erano tuttavia le movimentazioni
registrate dal cassiere
”,
che sono state prese in considerazione,
è stata la spiegazione.


L’operatività dei cinesi
Sulle movimentazioni e sull’operatività
dei famosi mandati fiduciari
in Finproject denominati
Maiale, Cinghiale e Muflone
riconducibili al cinese Jin Mei
Zao, detto “Gino”, ha chiesto di
fare chiarezza l’avvocato Maria
Antonietta Pari, che difende
Gianluca Bruscoli. In tale caso ha
chiesto a Serra se siano state fatte
verifiche sui reati presupposti.
Una attività, questa, che Serra ha
detto non essere stata loro delegata.
Ha tuttavia sottolineato come
siano stati rinvenuti, tra le carte
poste sotto sequestro, decine di
documenti firmati in bianco dallo
stesso cinese.
Conclusa l’audizione di Walter
Serra è stata la volta di Patrizio
Cherubini, della vigilanza di
Banca Centrale.

Annetta insinua dossieraggio
su Podeschi

Mentre l’avvocato Pagliai ha
chiesto conto delle motivazioni
che hanno indotto gli esponenti
della vigilanza di banca centrale
a fare la segnalazione all’Aif,
elencati da Cherubini nell’entità
e anomalia delle transazioni,
l’avvocato Massimiliano Annetta
ha invece insinuato che a danno
del suo assistito ci sia stato dossieraggio.
Ha puntato il dito su
una busta sequestrata in mezzo
alla imponente mole di documentazione
sequestrata a febbraio
2012 su disposizione del giudice
Vannucci presso Finproject. La
busta, quando è stata sequestrata
assieme all’altra documentazione,
si trovava nel caveau della
finanziaria. Si trattava di una busta
sulla quale c’era il nome “Podeschi”.
All’interno, documenti
che riguardavano Pietro Silva e
le transazioni della Fondazione
per la promozione economica e
finanzaria. Annetta ha poi messo
in relazione un comunicato del
Movimento Per San Marino diramato
in quel periodo e relativo
al collegamento tra la Fondazione,
Silva e Podeschi. Secondo
l’avvocato Annetta questa busta
sarebbe stato un dossieraggio sul
suo assistito, motivato dal legale
con il fatto che la segnalazione
all’Aif su quella busta, dopo l’acquisizione
della documentazione
in Finproject, arrivò mesi dopo
e successivamente alle notizie di
stampa. Cherubini, nello spiegare
i tempi e i modi dell’inventariazione
di tutta la documentazione
e le conseguenti segnalazioni, ha
ricostruito anche come dalle carte
siano emersi i collegamenti tra la
vicenda Finproject e Fincapital,
nella cui Commissione di inchiesta
entrarono anche alcune operazioni
riconducibili a Podeschi sui
rapporti con Livio Bacciocchi per
l’acquisizione di immobili.

Le parti civili
In seguito le domande di Alessandro Monteleone, parte civile per
l’Eccellentissima Camera, a Patrizio
Cherubini. Dalle risposte è
emerso come prima dei sequestri
del febbraio 2012 le ispezioni in
Finproject fossero state già due.
Una a metà 2010 e la seconda nel
2011. “Nella prima ispezione già
Bcsm chiese la liquidazione coatta
di Finproject che, però, arrivò
solo successivamente. Il primo
elemento evidente era l’ inaffidabilità
generale della finanziaria.
Inoltre c’erano palesi tentativi
di rallentare la nostra attività
negando o ritardando l’accesso
al sistema informativo, reso possibile
solo dopo un mese. La documentazione
veniva consegnata
in ritardo e solo a seguito di insistenti
richieste
”, ha evidenziato
il testimone. Tra le anomalie
riscontrate Cherubini sottolinea
che “il 60% dei crediti erogati
avevano problemi. Molti erano
stati concessi a soggetti collegati
alla finanziaria, molti non vedevano
contabilizzati gli interessi
maturati, né ci si era attivati per
il recupero del credito nonostante
la scadenza fosse datata
”. C’era
poi l’anagrafica inaffidabile,
omissioni nella contabilizzazione,
una fidejussione per 8 milioni,
anomala “se si pensa che
il capitale di Finproject era di
poco più di tre milioni

“Retrocessioni… chiamate
in italiano tangenti”

Tra i rapporti che Cherubini ha
evidenziato come una grossa
anomalia, c’era quello del mandato
fiduciario “Tesoro” intestato a Mohammed Kakun, il
libico che risultava proprietario
all’80% di Finproject. Ebbene,
su questo mandato erano stati
movimentati contanti per 21milioni
e 800mila euro in un anno
e mezzo, ha spiegato Cherubini.
Alla richiesta di motivare questi
movimenti sui fondi di Kankun,
Nicola Tortorella ci rispose
che si trattava di retrocessioni
su degli affari… chiamate in italiano
tangenti
”, ha riferito Cherubini.
Il Procuratore del fisco,
Roberto Cesarini, ha formulato,
sul punto, di nuovo la domanda
al testimone, rilevando che in
seguito Tortorella smentì quella
frase. “La pronunciò non solo in
mia presenza, ma alla presenza
dell’intero gruppo ispettivo e
venne così verbalizzata anche
nel rapporto del novembre 2011
poi trasmesso all’Autorità giudiziaria
”,
ha confermato Cherubini.

“Chiedo l’assoluzione
per Stolfi per il capo 7”

Poche domande, ma una richiesta
lapidaria, da parte dell’avvocato
Simone Menghini, che difende
Fiorenzo Stolfi. Ha infatti
chiesto l’assoluzione in ordine a
uno dei sei capi di imputazione
che gli sono contestati. Di fatto
l’avvocato Menghini, ha domandato,
come fatto con gli altri
testimoni finora sentiti, se Cherubini
e la vigilanza di Banca
centrale avessero fatto indagini
sulla provenienza dei fondi dei
libretti Flue e Mercedes. “Poiché
dai testi finora ascoltati, è
emerso che non siano state fatte
indagini sulla provenienza dei
fondi di questi due libretti
– ha
detto Menghini – ritengo, come
consentito dalla legge in ogni
momento del processo qualora
emergano elementi rilevanti in
tal senso, di chiedere l’assoluzione
per Fiorenzo Stolfi relativamente
al Capo 7 o, quanto
meno, lo stralcio di questa contestazione,
alla luce anche della
costante giurisprudenza
”.
Una richiesta sulla quale spetterà
al giudice Gilberto Felici decidere
dovrà decidere.
Intanto il processo prosegue anche
oggi.

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